Tatsumaru Uchiha vs Eiji Okuda

Eiji Okuda si guardò intorno, osservando le facce degli avventori della locanda. Avrebbe scomesso che la metà di loro erano ladri, l'altra metà assassini. D'altra parte, dopo aver camminato un giorno intero senza fermarsi, aveva visto lungo la strada un locale che recava l'insegna "La Tana dell'Orso". Già il nome era tutto un programma. Ma in quelle condizioni - la gola riarsa, lo stomaco vuoto e le gambe pesanti - aveva preferito non fare lo schizzinoso. Si era seduto al bancone, aveva chiamato il barista con un cenno della mano.
- Che ti porto straniero?
Si trattava di un uomo corpulento, dalla faccia squadrata e una folta barba nera. Con la mano sinistra reggeva un bicchere sporco, lucidandolo con uno straccio altrettanto lurido. Eiji si trattenne ed evitò di fare una smorfia.
- Vorrei una caraffa d'acqua, per favore. Ah, anche un pezzo di pane, se possibile.
Senza togliere gli occhi di dosso dal giovane Jonin, il barista appoggiò il bicchere sul bancone, e accanto lasciò lo straccio. Prese una brocca e un piatto, e li posò sul bacone. Riempì a metà la brocca e mise sul piatto un pezzo di pane nero.
- Grazie mille. E tenga pure il resto.
Eiji sorrise e allungò una banconota da 50 ryo. L'uomo rispose con un cenno della testa, intascando i soldi. Quindi, ripreso straccio e bicchiere, si allontanò.
Il ragazzo bevve un sorso d'acqua. Finalmente. Gli sembrava di essere rinato. Prese un morso dal pane. Era duro come una roccia, ma meglio di niente. Masticò a fatica, quindi inghiottì il boccone. L'ultima missione era stata piuttosto lunga. Le cose si erano complicate fin da subito, e per eliminare quei contrabbandieri era stato costretto a giocare a guardia e ladri. Non gli piaceva quel tipo di scontri. Il confronto con un avversario era possibile solo se entrambi davano il meglio di sè. Quando il nemico scappava, beh, dimostrava di non essere alla altezza del combattimento.
Immerso nei suoi pensieri, qualcunò lo urtò pesantemente, e la caraffa cadde sul pavimento. Eiji si voltò, furioso. Detestava essere interroto, mentre mangiava. Il suo sgruado si incrociò con quello di un ragazzo, che doveva avere circa quattordici, quindici anni. Il viso era serio, e gli occhi neri comunicavano una forte determinazione.
Eiji si alzò in piedi.
- Credo che tu mi debba delle scuse.
Non era abituato ad attacar briga con il primo che incontrava. Anzi, la riteneva una vera perdita di tempo. Ma c'era qualcosa, in quel ragazzo. Qualcosa che lo attirava, e allo stesso tempo lo faceva uscire dai gangheri. Solo allora si accorse del coprifronte, che recava il simbolo di Konoha. "Uno della Foglia, eh?", disse fra sè e sè. Lo shinobi gli rise in faccia.
- Le miei scuse? Puoi scordartele.
Un gigno divertito si dipinse sul volto di Eiji. Ormai lo scontro era inevitabile. Forse fra due persone normali la faccenda sarebbe finita lì, fra insulti e attacchi esclusivamente verbali. Ma loro erano ninja, e vivevano per combattere.
- Andiamo fuori a regolare i conti. O hai paura?
Sotto le occhiate curiose degli avventori, i due uscirono in strada. Il locale era circondato da alberi, che si interrompevano solamente per lasciar spazio a uno stretto sentiero.
- Meglio scegliere un luogo più appartato. Stammi dietro, se ci riesci.
Appena finito di parlare, il ragazzo di Konoha scattò in avanti. Eiji non si fece pregare. Correndo l'uno di fianco all'altro, si allontanavano sempre di più dalla "Tana dell'Orso". All'improvviso, i rami lasciarono il posto ad un'ampia radura. Il giovane Jonin si guardò intorno. Libero da qualsivoglia impedimento - eccezione fatta per qualche pino, sulla destra - era un luogo perfetto per combattere.
- Questo posto va più che bene.
Entrambi si fermarono. I capelli castani ondeggianti al vento, gli occhi verdi fissi sull'avversario. La mano sinistra pronta ad afferrare la katana. Un brivido lungo la schiena. Eiji sorrise.
- Avanti, fatti sotto.

I due erano arrivati nella radura. Eiji si era fermato, guardandosi intorno e analizzando quello che, fra poco, sarebbe stato luogo del combattimento. Pochi alberi, sulla destra. Pini, se non si sbagliava. Per il resto, nessun impedimento: niente rocce, niente ruscelli. Perfetto. Un posto ideale per scontrarsi.
Il ninja di Suna e quello di Konoha si scrutarono a lungo, tentando di intuire, solo mediante gli occhi, eventuali debolezze e punti deboli dell'avversario. Lo shinobi della Foglia, piuttosto giovane, poteva essere un chunin. Non un genin, la Wazikashi che portava ne era una prova. Un jonin così giovane? Impossibile. Certo, poteva trattarsi di uno dei cosidetti "geni", ma le possibilità erano davvero scarse. Poco importava, in fondo. Eiji era lì, nel mezzo di un bosco, di fronte a uno sconosciuto per vendicare una offesa. Forse era eccessivo spingersi a tal punto, ma qualcosa, in quel volto serio, gli dava sui nervi. Qualcosa... Una sensazione indefinibile, senza dubbio. In fondo erano ninja, abituati a combattere. E solo combattendo sapevano risolvere i problemi.
- Avanti, fatti sotto.
Cedette senza problemi la prima mossa al ninja di Konoha. D'altra parte, si trattava di una occasione in più per studiare il suo stile di combattimento e le sue capacità. L'avversario non si fece pregare. Si lanciò all'attacco, macinando in pochi secondi i cinque metri che li separavano. La sua velocità era nella norma, forse più bassa rispetto a quella di Eiji. In ogni caso avrebbe verificato questa informazione più tardi. Lo shinobi della Foglia, appena giunto a distanza sufficiente (meno di un metro, all'incirca), caricò un pugno. Dunque, aveva scelto di iniziare lo scontro in modo classico, con il taijutsu. La mente del Jonin lavorò in fretta, e nemmeno un secondo dopo aveva elaborato un efficacie, efficacissimo contrattacco.
La maglia bianca sembrò all'improvviso brillare, rispendere di luce propria. Poi, un attimo dopo, come una seconda pelle, una coltre di elettricità si staccò dal suo corpo, estendendosi nel raggio di un metro, intorno a lui. Scosse di media potenze, non in grado di provocare danni gravi, ma sicuramente di stordire pesantemente. La mano sinistra, rimasta tutto questo tempo pronta all'azione, appoggiata sull'elsa, estresse velocemente la katana. Eiji tentò un fendente obliquo, dal basso verso l'alto, partendo da destra. Un colpo tanto preciso quanto micidiale. Il nemico, proilmente confuso e impossiblitato a reagire in fretta, non avrebbe avuto speranze. Sostituzione? Difficile, visto che nell'area circostante non c'erano elementi utili, e che si trattava di un contrattacco davvero imprevisto.
"Vediamo se è valsa la pena di scontrarmi con te", pensò il Jonin.